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Ri-Partiamo da Chieri

Il 1° settembre ’25 il personale del CFP di Novara si è riunito in una giornata di spiritualità a Chieri. Gli insegnanti, guidati da don Vincenzo Rosso e Chiara Scaglione, hanno visto e toccato con mano i luoghi in cui il giovane Giovanni Bosco ha trascorso dieci anni della sua vita (dal 1831 al 1841) periodo compreso tra l’adolescenza e l’ordinazione sacerdotale. Dieci anni che valgono una vita! Giovanni Bosco ha coltivato a Chieri buone amicizie sin dal suo arrivo. Durante la frequenza delle scuole pubbliche aiuta i compagni in difficoltà e difende i compagni più deboli ricorrendo, qualche volta, alle maniere forti. Giovanni studia e lavora sapendo conciliare i due impegni in modo eccellente. È famoso il caffè Pianta dove l’adolescente aiuta nelle faccende e gestisce la sala del biliardo.

A 16 anni Giovanni fonda, assieme ad alcuni amici, la “Società dell’Allegria”. Istituzioni simili nell’Ottocento erano molto in vigore, di norma erano a livello patriottico, religioso o letterario. Giovanni si trova ben presto al comando della società, ma servono delle regole. Dagli scritti di don Bosco leggiamo:

Trovatomi così alla testa di una moltitudine di compagni, di comune accordo fu posto per base: 1° Ogni membro della Società dell’Allegria deve evitare ogni discorso, ogni azione che disdica ad un buon cristiano; 2° Esattezza nell’adempimento dei doveri scolastici e dei doveri religiosi.  

A Chieri coltiva la sua vocazione sacerdotale, inizialmente si trova indeciso nel scelta del suo percorso; vorrebbe intraprendere la strada francescana, ma un sogno lo turba e opta per la vocazione diocesana. Entra in seminario nel 1835 e fa amicizia con Luigi Comollo. I due rimangono colpiti dal motto in latino posto nel cortile del seminario sopra alla meridiana, la traduzione recita: “Le ore passano lentamente per coloro che sono tristi, velocemente per chi è nella gioia”, fu subito scelto dai due come programma di vita. L’amicizia è ben salda e, scherzando, fanno un patto: il primo dei due che fosse morto sarebbe venuto ad avvisare l’altro di essere salvo. Non molto tempo dopo, durante la Settimana Santa del 1839 Comollo si ammala e muore, Giovanni si ricorda del patto. La sera, dopo il funerale, nella camerata dei seminaristi si sentono forti rumori e una voce che dice “Bosco, io son salvo”, l’episodio è ricordato da don Bosco nelle “Memorie dell’Oratorio”.

La giornata di ritiro si conclude con la visita e la Celebrazione Eucaristica presso il Duomo del Quattrocento. All’interno, nella quarta cappella di sinistra, c’è la statua della Madonna delle Grazie. Mamma Margherita, prima che Giovanni partisse da casa, gli raccomanda: “Sii devoto della Madonna”. Giovanni fa tesoro di tale consiglio e prima di andare a scuola e dopo prega davanti alla statua. Don Bosco, novello sacerdote, anni dopo nella cappella dedicata a Maria celebra la sua quarta messa.