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Buon cammino, insieme!

Care amiche e cari amici del CNOS-FAP di Novara, dopo il saluto del nostro Direttore Antonino Gentile e le sue parole fin troppo generose nei miei confronti, quello al Direttore della nostra Opera Salesiana Don Fabio Mamino e in attesa delle parole del nuovo Direttore dell’Opera Salesiana Don Fabiano Gheller, è arrivato il tempo di un saluto personale.

Grazie davvero all’amico Nino per il suo lavoro di Direttore di questi anni, per la paternità con cui mi ha accompagnato in questi primi passi a Novara e per la vicinana che continuerà ad avere per il nostro Centro. Buon cammino Nino nel tuo nuovo servizio al CNOS-FAP e soprattutto ai giovani!

Parlare di sè a volte è la peggior forma di nichilismo ma è giusto che sappiate che io ho un nome e un cognome. Mi chiamo Stefano Ceffa, non è un granchè, i miei predecessori avevano nomi importanti: Carlo, qui siamo vicini ad Arona e a Milano; Gabriele, come l’Arcangelo; Antonino, nome nobile e sotto la cupola di San Gaudenzio, nome anche importante… io mi chiamo Stefano, un nome semplice semplice che mi hanno dato i miei e che mi porto addosso da 50 anni e un po’ ci sono affezionato. Nella vita ho sempre fatto l’inegnante, da 25 anni lo sono al CNOS-FAP, mi sono laureato il legge ma non faccio l’avvocato, dico ai miei colleghi di formazione che sono “portatore sano”. Sono sempre stato un insegnante anche se nella vita ho coordinato due centri di formazione e da lunedì assumerò la funzione di Direttore della Sede Operativa CNOS-FAP di Novara.

Attraverserò per la prima volta in una veste nuova una porta che in questi mesi mi è diventata un po’ alla volta famigliare, in una città che per è sempre stata una specie di “dato geografico” che mi raccontava, durante il rientro dalle vacanze, che mancava poco all’arrivo a casa. Per me Novara è sempre stato quello. Da lunedì diventerà ufficialmente un’altra cosa, un’altra casa. Lo è dal mese di giugno quando ho iniziato ad abitarla per abituarmi a fare una “roba nuova”, un “mestiere nuovo” a cui non sono abituato e che non ho mai chiesto o immaginato. Ero un insegnate felice, ora mi troverò ad aiutare un gruppo di insegnanti ad essere insegnanti felici guidandoli nel rendere grandi e felici i loro allievi. Non ambivo diventare Direttore, mi vedevo un insegnante contento che raccontava Dante e Omero e provava a far innamorare i propri allievi della bellezza. Ora cambia la mia prospettiva e nello strappo che pur percepisco rispetto ad un mondo che amavo e a persone che amo, sono felice di iniziare un cammino nuovo.

Nella vita ho imparato da Monsignor Gabriele Mana, Vescovo Emerito di Biella, che ogni luogo in cui la vita ci accompagna è “terra promessa”. Per me è sempre stato così ed allora penso a Novara come a una nuova casa che mi attende, che mi promette una vita bella, come tutta quella che ho, senza merito, vissuto a Vigliano e a Muzzano, luogo in cui ho lasciato il cuore.

Ai miei colleghi, quelli che lascio e quelli che mi attendono dico:

– amate i ragazzi e le ragazze, considerateli meritevoli di ogni battito del vostro cuore, comprendete che il solo fatto di servire loro, di accompagnarli nella complessità della vita, di sostenerli nelle ruvidezze della loro nascita al mondo, dona alla vostra esistenza una dignità smisurata e soprattutto: perdonateli, perdonateli sempre. Non fanno mai l’esperienza del perdono, fanno solo l’esperienza del giudizio e della condanna. Fategli capire sempre che c’è un bene più grande del male, anche del loro. Non lasciategli credere che vada tutto bene ma non lasciateli soli nel buio del loro essere fragili, il rischio è che si convincano che non c’è rimedio al male, al limite, e che in loro muoia così la fiducia;

– amate i vostri colleghi, è una fatica immane vivere, sostenetevi, supportatevi, sopportatevi se serve, aprite crediti senza garanzie che è poi il solo modo di vivere la Speranza. Rafforzate il senso della comunità. Tre rampe di scale sono faticosissime se percorse da soli, fate insieme scalino per scalino, scambiatevi la fatica, riconoscete le vostre reciproche fragilità e sostenetevi, ne avete diritto e anche i vostri allievi hanno il diritto di avere davanti uomini e donne che sanno vivere fragilità e solidarietà;

– amate i nostri Centri di Formazione, amate il CNOS-FAP. Come ogni organizzazione è imperfetta ma questo “grembo” ci ha accolti tutti. A questo “grembo” dobbiamo molta della libertà di cui disponiamo o che attendiamo. Molti di noi hanno avuto il dono di una famiglia, della serenità di crescere un figlio, di accompagnare una madre o un padre. Non ci sono organizzazioni perfette, ci sono organizzazioni da curare, da accudire, da far crescere. Non stancatevi di sognare un luogo migliore ma non perdete mai di gustare le ricchezze che ogni luogo custodisce;

Ai ragazzi di Vigliano dico che verrò a salutarvi ma che dal momento che vi ho incontrato siete entrati nel mio cuore. Non sono un uomo privo di fragilità e limiti e voi li avete incontrati tutti, ma amo la vita e questo ho provato ad insegnarvi e questo è quanto di più importante dovete imparare. Siate sempre all’altezza dei vostri sogni e del vostro cuore. Non credete a chi ha provato a convincervi che non valete! Potete e sapete fare cose grandi, fatelo ragazzi e ragazze, faccio il tifo per voi! Ricordatevi che c’è una ragione per stare al mondo! La mia siete stati voi per tanto tempo… Vi voglio bene!

A voi ragazzi di Novara oltre a questo dico che sono l’ultimo arrivato ma che ho una gran voglia di conoscervi e di camminare insieme a voi. Non prometto di non deludervi, sono un uomo che da tempo fa i conti la sua fragilità ma vi prometto che per il tempo che la Provvidenza vorrà sarete la ragione della mia vita insieme alla mia famiglia. Contate pure sul mio cuore, un po’ ammaccato ma che sa che è fatto per amare.

Al CNOS-FAP dico il mio grazie. Lo dico ai miei direttori: Don Bartolo Pirra e Felice Dondana, Don Giuseppe Bogatto, Don Vincenzo Caccia, Don Marco Casanova, Don Tarasco, a Roberto Battistella; lo dico a Nino Gentile e Don Fabio Mamino e don Fabiano Gheller; lo dico a Guido Bombarda, a Don Stefano Colombo che dal cielo farà in modo che io non faccia troppe sciocchezze, a Maurizio Giraudo, a Lucio Reghellin, a Don Alberto Martelli, Fabrizio Berta e Carlo Vallero; a Don Claudio Belfiore, a don Leonardo Mancini e a tutta la famiglia del CNOS-FAP grazie per questa vita: bella!

La finisco così… ringrazio Dio per questi anni e ringrazio CNOS-FAP avermeli fatti vivere, conosco le mie insufficienze, le mie contraddizioni, lo scarto che passa tra il mio essere uomo e il dovere che ho di essere un uomo migliore. Vorrà dire che ciò che manca a me lo metteranno Don Bosco e l’Ausiliatrice. A voi amici che saluto e a voi amici che incontrerò dico il mio volervi bene, siete e sarete la mia famiglia allargata.

Per quanto riguarda me inizio questo cammino nuovo con un po’ di timore, un po’ di curiosità, tanta speranza sapendo che il cuore non è dove batte ma è dove ama, il mio lo trovate sparso un po’ dappertutto, a Vigliano e a Novara…